I 6 monologhi di Sanremo che ci hanno emozionato di più

Vediamo quali sono i monologhi della storia di Sanremo che sono rimasti nella storia e nel cuore di tutti gli italiani

Il Festival di Sanremo non è solamente ricordato dagli spettatori per le tantissime canzoni, molte delle quali sono entrate nella storia della musica italiana. Ciò che colpisce milioni di telespettatori ogni anno sono anche i monologhi degli ospiti che si esibiscono sul palco dell’Ariston. Di fronte a una platea di oltre 10 milioni di telespettatori, da anni il festival rappresenta un’opportunità per stimolare le coscienze, motivo per cui vengono affrontati temi che riguardano la politica, la sessualità, e l’ambiente. Ecco quali sono i monologhi più emozionanti della storia di Sanremo.

Ecco quali sono stati i monologhi di Sanremo che hanno fatto la storia

Non solo canzoni: Sanremo, da sempre, oltre a offrire un grande spettacolo dal punto di vista musicale, ha anche permesso a tanti personaggi di esprimere i loro pensieri e le loro idee su determinati argomenti direttamente sul palco dell’Ariston, con l’intenzione di portare l’attenzione degli italiani verso tematiche attuali e sempre più importanti. Vediamo quali sono stati quelli più toccanti e commoventi della storia.

Roberto Benigni e l’elogio dell’amore, Sanremo 2002

Ama e fai ciò che vuoi, quando si ama si può peccare, si può saltare addosso alle delizie del mondo e quando sorridono si improfuma l’aria di viola intorno a noi”, questo sono le parole che Roberto Benigni pronunciò sul palco dell’Ariston nel lontano 2002, mentre si rivolgeva a Vittoria Belvedere e Manuela Arcuri, con Pippo Baudo compiaciuto ad osservare. Fu un elogio, un inno all’affetto, pronunciato con la caratteristica ironia toscana del grande Roberto Benigni.

Roberto Benigni a Sanremo
Roberto Benigni a Sanremo | ANSA/ETTORE FERRARI – Sanremostory.it

Luciana Littizzetto e il discorso contro la violenza sulle donne, Sanremo 2013

Tu sei mai stato innamorato Fabio?“, così domandava Luciana Littizzetto rivolta al suo compagno di palco, Fabio Fazio, nel corso del Festival di Sanremo del 2013. Il suo monologo ruotava attorno a un argomento ancora purtroppo attuale, al centro delle cronache, dei dibattiti e delle conversazioni quotidiane: la violenza sulle donne. “L’amore con la violenza e le botte non c’entrano un tubo. Un uomo che ci mena, non ci ama“, dichiarò in quell’occasione Littizzetto dal palco dell’Ariston. “Un uomo che ci picchia è uno str**zo e dobbiamo capirlo subito al primo schiaffo, perché tanto arriverà anche il secondo, il terzo e il quarto”. Un inizio ironico, tipico dello stile di Luciana Littizzetto, che si trasformava in una denuncia del femminicidio. Un monologo apprezzato, applaudito, ancora oggi ricordato come uno degli interventi più significativi di Sanremo.

Roberto Favino e quel discorso sul bisogno che abbiamo degli altri, Sanremo 2018

Un monologo memorabile è stato quello dell’attore Pierfrancesco Favino, capace di suscitare profonde emozioni che per molti si sono tradotte in lacrime di commozione. “La notte poco prima della foresta” è il titolo del brano portato in scena dall’attore sul palco dell’Ariston, un omaggio alle parole scritte nel 1977 dal drammaturgo francese Bernard-Marie Koltès. Il monologo dipinge il tormento di un giovane protagonista che tenta disperatamente di trattenere uno sconosciuto incontrato casualmente in una notte segnata dalla solitudine. “È una storia che parla a tutti, della profonda necessità degli altri, del desiderio di condividere e, allo stesso tempo, della difficoltà di convivere“, spiegò successivamente Favino al Corriere della Sera, rispondendo alle domande sulla scelta di portare questo monologo.

Chiara Francini e il discorso sulla maternità mancata, Sanremo 2023

Chiara Francini, co-presentatrice della quarta serata del Festival dello scorso anno, ha eseguito un monologo sulle donne che non diventano madri. Ha condiviso il suo vissuto riguardo a “quando qualcuno ti annuncia di essere incinta e tu non hai mai sperimentato quella sensazione, e c’è qualcosa che ti scoppia dentro” e del “senso di colpa che risuona come un’eco dentro di te“. Insomma, la lente d’ingrandimento è stata spostata su tutte quelle donne che hanno deciso di avere figli o semplicemente non possono, cercando di far capire che non tutte le donne sono uguali, ma che tutte le donne sono donne, a prescindere dall’avere figli o meno.

Chiara Francini a Sanremo
Chiara Francini a Sanremo | ANSA/RICCARDO ANTIMIANI – Sanremostory.it

Paolo Egonu, tra razzismo, la voglia di farcela e l’amore per l’Italia, Sanremo 2023

Nella terza serata dello scorso Sanremo è stata invece Paola Egonu a prendersi la scena e a far emozionare il pubblico presente e quello a casa. Paola Egonu, giovane campionessa rinomata a livello mondiale nonostante la sua giovane età, ha esordito con un discorso potente durante la quarta serata del Festival. Ha dichiarato: “Non sono qui per impartire lezioni di vita, perché alla mia età ci sono più cose che posso ancora imparare che insegnare“. Ha poi spiegato il suo processo di apertura e di condivisione di sé stessa nel tempo, sottolineando le sfide legate alla percezione pubblica dei suoi pensieri. Ha condiviso dettagli sulla sua famiglia e sull’importanza dei suoi genitori nel suo percorso, riconoscendo i sacrifici che hanno fatto per il suo successo. Egonu ha anche affrontato il tema della sua diversità e le domande che l’hanno accompagnata fin dall’infanzia, sottolineando che questa diversità è diventata la sua forza. Ha anche affrontato il tema del razzismo, evidenziando l’importanza di guardare oltre le apparenze. La campionessa ha, infine, parlato dell’essenza dello sport e delle sfide personali che affronta, evidenziando la sua determinazione nel cercare la perfezione nonostante gli errori. Ha riconosciuto le critiche e le sfide che ha affrontato, sottolineando la necessità di dare il giusto peso alle opinioni esterne. Ha condiviso esperienze difficili e le accuse di vittimismo, sottolineando la sua resilienza e la capacità di godere dei momenti belli nonostante le avversità.

Rula Jebreal e la rabbia per i casi di violenza sulle donne, Sanremo 2020

Scrittrice, giornalista e docente presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Miami, Rula Jebreal, di 46 anni, attualmente risiede tra New York e la Florida. Ogni due mesi torna in Italia per visitare la figlia Miral, laureata in Storia dell’Arte. Jebreal è stata collega e amica di Marie Colvin, del giornalista dell’Indipendent ucciso in Siria nel 2012 mentre documentava la guerra, e di Jamal Khashoggi, il giornalista saudita scomparso nel 2018. Jebreal ha narrato la storia di Israele tra il passato e il presente su diverse importanti testate americane, diventando voce della condizione femminile in luoghi dove l’abuso e la violenza sono perpetrati nel corso degli anni e dove spesso i crimini rimangono ignorati e impuniti. Sul palco dell’Ariston, Jebreal ha tenuto un monologo contro la violenza sulle donne (“non si tratta di una questione politica”) e in un’intervista esclusiva a Vanity Fair, ha svelato le origini del suo coinvolgimento al Festival, ma anche aspetti personali inediti e molto intimi, suscitando non poca commozione e molti consensi della critica e degli spettatori.

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